PER UN MULTILINGUISMO GIUSTO

Senza la lingua internazionale esperanto non ci può essere multilinguismo giusto nell'Unione Europea.


Funerale di stato o festa solenne per il multilinguismo europeo? E' difficile dirlo guardando a quello che si svolge oggi, 10 maggio 2008, a Firenze, nella prestigiosa sede dell'Accademia della Crusca in cui si incontrano molti personaggi ufficiali italiani e stanieri, compreso il Commissario Europeo al multilinguismo, Leonardo Orban, in un convegno particolarmente solenne per celebrare i cinquanta anni del primo regolamento sulle lingue in Europa.

Quando venne emanato quel primo regolamento si dichiarò solennemente che eravamo tutti uguali in Europa ed eguali erano le nostre lingue e le nostre culture. Adesso l'ultimo Rapporto preparato per la Commissione da Amin Maalouf, anch'egli presente al convegno, da per scontato che l'inglese sia la lingua franca che tutti gli europei debbono studiare e poi, a titolo di consolazione, aggiunge: però sarebbe bello se ogni europeo, a parte l'inglese, studiasse bene, anzi perfettamente, una seconda lingua del cuore. In sostanza sarebbe bello se un italiano studiasse benissimoil bulgaro, un altro il maltese, ecc. Si tratta, evidentemente di castelli in aria per mascherare la dura realtà sulla terra. Già oggi un cittadino italiano che paga le tasse come ogni altro cittadino europeo, se vuol fare un concorso per essere assunto a Bruxelles, lo deve fare in inglese, in francese o in tedesco. E' chiaro che non lo vincerà mai. Anche al convegno di oggi a Firenze, le traduzioni dei discorsi vengono fatte solo verso l'italiano e l'inglese, lingua evidentemente ufficiale nel Granducato di Toscana.

L'unica cosa di cui a Bruxelles nessuno vuol sentire parlare è la soluzione giusta rappresentata dalla lingua internazionale esperanto. Lanciato nel 1887 come progetto di lingua ausiliaria per la comunicazione internazionale, e sviluppatosi rapidamente in una lingua viva e ricca di espressività, l’esperanto funziona già da oltre un secolo. E' l'unica lingua che assicura la parità linguistica tra tutti, perché non appartiene a nessuno. Oggi lo parlano forse due milioni di persone in tutto il mondo, lo usa il Papa per gli auguri di Pasqua e di Natale e la Radio Vaticana per trasmissioni regolari, ma anche Radio Pechino, ed anzi la Cina ha accompagnatori ufficiali degli atleti o dei visitatori parlanti anche in esperanto.

Ma non parlano già tutti inglese, come anche sottolinea il rapporto? Certo l'inglese è oggi una realtà, ma cent'anni fa l'impressione era che tutti parlassero già francese ed incomincia a farsi strada la sensazione che tra poco tutti parleranno cinese. L'esperanto obbedisce ad un'altra logica: essenzialmente l'eguaglianza tra tutti gli uomini, le loro culture e le loro lingue.

L'esperanto in Italia, come pure negli altri paesi europei, è, comunque vivo e vegeto ed è stato proposto quest'anno.per il premio Nobel per la pace

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