Premio Umberto Stoppoloni 2007 - Francesco Napolitano

Insieme al Premio Zamenhof è stato assegnato il Premio "Stoppoloni - le integrazioni impossibili" all'Associazione "Il Risveglio", che si adopera per restituire una luce di speranza nella vita alle famiglie di soggetti in coma profondo.



Trascrizione dell'intervista.
Il presidente dell'associazione Risveglio, dottor Francesco Napolitano, intervistato da Francesco Fiordomo.

_Nel suo intervento ha evidenziato due aspetti interessanti, la vostra attività si pone l'obiettivo di dare voce al silenzio e di fare cose impossibili.
_Si, non dimentichiamoci che noi abbiamo a che fare per lo più con gravi celelebrolesioni acquisite che coinvolgono tutti gli aspetti di una persona, aspetto motorio, comportamentale, cognitivo. C'è una presenza di persone che hanno da ricominciare una vita, molte volte non riescono a riaffacciarsi alla vita, di conseguenza rimangono in una situazione di stato vegetativo che oggi abbiamo per fortuna cominciato a definire prolungato, perché fino a qualche mese fa si parlava sempre di permanente. Di permanente per noi non c'è niente, noi vogliamo comunicare il fatto che è una vita che può comunque avere un'evoluzione. La scienza anche nei casi più gravi, non può escludere che ci possano essere anche delle manifestazioni di nuovo verso la vita. Dunque sono spesso dei casi che possiamo definire vicini all'impossibile. Per noi impossibile non lo è mai. Pensate che dobbiamo ancora, forse inizare, adesso, e lo dico con un po' di rammarico ma anche con un po' di enfasi, a lottare contro convincimenti che in questi casi ci può anche essere una forma di eutanasia. Come dire, ma queste persone che non hanno nessuna conoscenza con l'esterno, che ce le teniamo a fare? Potremmo, loro dicono, staccare la spina. Ma qui non c'è nessuna spina da staccare, qui bisogna soltanto dargli da mangiare e da bere, niente altro. Non richiedono altro che dei piccoli accudimenti, ma in cambio danno tante cose. Non soffrono non hanno sentimenti. Hanno però un afflato che va al di sopra delle nostre coscienze. bene, anche in situazioni dove certamente non c'è nulla di accanimento terapeutico, ma c'è soltanto la necessità di dare affetto e amore, noi dobbiamo ancora lottare per questo. Figuratevi poi la lotta per trovare, invece, per trovare delle strutture che queste cose possano ospitare in modo adeguato. E' una lotta ancora più difficile, ecco perché la Voce al Silenzio, loro non possono parlare. Noi abbiamo tanti tipi di patologie che possono anche scendere in piazza, a dire cosa si aspettano dalla società, a dire cosa di cui hanno bisogno. I nostri assistiti no. Dobbiamo noi dare voce a loro. Tutto questo implica una missione estremamente difficile ed estremamente paziente. Però dopo che siamo entrati nella scienza, adesso piano piano stiamo entrando nel mondo amministrativo e nel mondo politico, politico nel senso di risposta alla società civile, ben s'intende. Questo significa che questa coscienza che stiamo portando avanti sta per essere raccolta anche da chi manifesta le esigenze della società, è un punto importante perché significa che adesso forse possiamo anche accelerare un po' i tempi. Questo è tutto quello che noi ci auguriamo. Nel frattempo abbiamo da accudire tutte queste famiglie, dar loro delle segnalazioni riguardo le strutture dove possono andare, e dargli tutto il supporto di cui hanno bisogno quando si trovano poi a tornare a casa, e a casa hanno bisogno di tutto, sostanzialmente. Ecco perché Voce al Silenzio ed ecco perché a volte è una missine quasi impossibile.